Ho imparato a dare qualche caramella, ma non è mai sufficiente. Vogliono i miei orecchini, i miei braccialetti che non valgono nulla e l’unica cosa che mi provocano, sono sentimenti tristi, lacrime che mi scorrono sul viso, perché mi sento inutile anche se nel mio piccolo cerco di dargli una mano facendo volontariato o magari patrocinandone uno.
Poi, mi sono anche chiesta: perché queste donne non si ribellano? Certo è facile per me che sono cresciuta in una società libera e che, seppur permeata da forte maschilismo, non mi sono mai tirata indietro dal dire la mia. Chiaro con conseguenze a volte pesanti, ma che mai minimamente si sono avvicinate a due calci nei polmoni in piena notte perché il mio uomo dopo aver assolto ai suoi bisogni di macho, vuole una birra.
Mi sono anche chiesta perché queste donne a 12 anni si trovano già con un bimbo in grembo. E la risposta è allo stesso tempo così semplice e così triste: perché un bambino è la prima cosa propria che possono avere. Una vita a dividere tutto, tutto anche un pavimento di fango su cui dormire, con fratelli genitori e animali, ti fa pensare che avere una cosa tua sarebbe meraviglioso. Senza comprendere che proprio da lì inizia il loro declino di donna; un figlio diventano 12 e gli ultimi bambini sono così, così privi di sostanze nutritive (il latte stesso delle madri ne è privo) che sono storpi, camminano tutti storti e non riescono nemmeno a tenere la testa alta, ciondolano come clown, hanno i denti cariati, senza unghie, senza tutto ciò che per noi è naturalmente normale.