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Il vero Tibet non è più in Tibet: come il governo Cinese riesce ad annientare l’identità del popolo Tibetano

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Il Tibet e i complicati rapporti con la Cina

C’era una volta il Tibet, un regno autonomo e indipendente, per secoli guidato dalla dinastia spirituale del Dalai Lama. Paese forte di una identità culturale e spirituale unica, patria del buddismo per eccellenza, immerso tra i monti himalayani e laghi sacri: il tetto del mondo.

Siamo a Dharmsala, Himachal Pradesh (India), alle pendici dell’Himalaya. Qui c’è la residenza temporanea del Dalai Lama, della comunità tibetana di rifugiati e del parlamento tibetano. Conosciamo i retroscena della storia tibetana ancora minacciata dalla follia cinese.

Invasione Cinese: nel 1949, il governo cinese guidato da Mao invade il Tibet dichiarando di volersi impossessare del paese in modo pacifico. Nel ’59 il Tibet diventa parte della Cina. Dagli anni ’50 ad oggi vengono sterminati 1,2 milioni di tibetani e distrutto il 95% dell’eredità culturale tibetana. Milioni di Tibetani sono stati e sono oggi torturati, massacrati e defraudati della propria identità, usi e costumi. La Cina attua da manuale la piu feroce strategia del terrore. Due domande:

1) Perché la Cina invade il Tibet? Perché il Tibet è ricco di risorse minerali “rare” e necessarie allo sviluppo internazionale della Cina; perché la Cina aveva bisogno di grandi spazi in cui fare test nucleari e scaricare rifiuti tossici suoi e di altri paesi.
2) Perché invadere in quel modo? L’obiettivo cinese è cancellare ogni traccia dell’etnia Tibetana, cancellare ogni traccia della sua millenaria cultura. Far diventare i Tibetani una minoranza etnica nel loro stesso paese. Impossessarsi di un paese e sostituire il popolo tibetano con quello cinese.

Post invasione: dopo il ’59, con l’occupazione cinese del tibet e l’enorme genocidio del popolo Tibetano (1,2 milioni di morti), circa 100mila rifugiati seguirono il Dalai Lama in esilio. Tra questi c’erano migliaia di bambini bisognosi e orfani, vittime della guerra, dell’odio e della devastazione psicologica derivante dalla perdita delle loro famiglie, della loro terra, del loro paese. Il Dalai Lama, la comunità tibetana di rifugiati e il parlamento tibetano vengono in esilio a Dharmsala, Himachal Pradesh, India, proprio dove siamo noi in questi giorni.

Fuga dalla madre Terra: che vuol dire per voi la parola “RIFUGIATO”? Per me, prima di ascoltare questa storia era una parola come tante. Oggi vuol dire migliaia di persone che scappano dal Tibet provando ad eludere i controlli dell’esercito Cinese.Intraprendere una camminata di circa 2 mesi che da Lhasa, attraversando il Nangpa-La (un passo a quasi 6000mt di altitudine), li porta ad arrivare ai confini Nepalesi. Nascondersi di giorno e camminare di notte per non essere visti. Morire durante il percorso per il freddo o arrivare a destinazione vivi ma perdere gli arti causa congelamento. Morire durante il percorso sparati come cani perché scoperti dai cinesi. Rifugiato vuol dire riuscire ad arrivare al confine nepalese ed essere imprigionato o rispedito in Tibet se non hai 2000$ per comprarti l’ingresso. Rifugiato è una bambina che si separa dalla propria famiglia e attraversa il “passo della morte” da sola con i pochi risparmi di una vita perchè almeno lei possa avere un futuro migliore, un’educazione tibetana e non cinese, poter vivere liberamente la sua identità Tibetana. Rifugiato è una parola attuale, mentre scrivo dei tibetani stanno sfidando il gelo e i mitra dell’esercito cinese tra le montagne dell’himalaya per provare a vivere di nuovo come Tibetani.

Oggi il Tibet non è più il Tibet: l’eredità, l’identità e il patrimonio culturale/spirituale del Tibet non si trovano più in Tibet. Ciò che resta è qui a Dharmsala (residenza temporanea del Dalai Lama) e nei piccoli villaggi del nord-est Nepalese (Kumbu Valley), del nord-ovest Nepalese (Mustang e Dolpa) e nel nord dell’India (Spity Valley, Himachal Pradesh e Ladak). Lhasa ormai è una piccola Pechino.

L’obiettivo è stato raggiunto. In Tibet vivono più Cinesi che Tibetani e i pochi Tibetani residenti sono ormai una minoranza etnica nel loro stesso paese. Inoltre sono obbligati a vivere come cinesi, non possono più svolgere riti e cerimonie millenari tantomeno dare un educazione Tibetana ai propri figli. La cina sta sterminando un etnia violando la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Rende impossibile ai Tibetani la vita in Tibet ostacolandoli nell’ottenimento di un lavoro, penalizzandoli nei salari (un cinese in Tibet guadagna 14 volte in piu di un Tibetano residente in Tibet), limitandoli nell’esercizio di pratiche religiose, riti e cerimonie. Il Governo cinese elimina la possibilità che in futuro esista ancora un’identità Tibetana obbligando i bambini del Tibet a ricevere solo un educazione cinese. Nelle scuole del Tibet sono bandite lingua e cultura Tibetana.

La violazione dei diritti umani: il governo cinese viola da piu di 50 anni la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Perché nessuno dice niente? Perché invece si sono mossi in così tanti per aiutare i ribelli libici torturati da Gheddafi? La ragione è sempre la stessa: le azioni dell’uomo moderno sono guidate solo dall’interesse economico. Forse non sapete che la Cina dispone dei più grandi giacimenti di risorse “rare” del pianeta e che per coincidenza Stati Uniti ed Europa hanno bisogno di quelle risorse come ossigeno per mandare avanti le loro già precarie economie.

Quindi, oggi siamo gli unici a poter fare qualcosa, paradossale no? Siamo proprio noi, ciascuno di noi, che nel nostro piccolo può fare la differenza! Come?

1) Non viaggiate più in Tibet. Innanzi tutto perché il vero Tibet non è più li. Troverete solo una piccola Pechino in fase di sviluppo e dei poveri tibetani sfruttati a cui è stato proibito di vivere secondo la propria identità. Inoltre non avrete libera mobilità sul territorio: non vedrete altro che Lhasa (ovvero la piccola chinatown) e sempre scortati da una guida. I meravigliosi paesaggi tibetani li apprezzerete dal finestrino di una jeep; il governo cinese non vuole turisti ficcanaso. Ovviamente l’agenzia turistica in loco con cui prenoterete questo costoso tour (non piu di 6 giorni a 1000$ circa) sarà cinese, quindi, per favore, non dategli i vostri soldi, non appoggiate queste barbarie, il genocidio di piu di 1 milioni di tibetani e la distruzione di un’identità unica. Siamo noi a poter fare la differenza. Detto ciò, dove troverete il vero Tibet oggi? a) In Nepal: se cercate i paesaggi innevati del Tibet e volete immergervi in monasteri e cerimonie tibetane millenarie andate nella Kumbu Valley. Ci sono trekking che vanno da 3 a quanti giorni volete (io ci sono stato per più di 1 mese) tra villaggi e Gompa tibetani (monasteri) a più di 4000 metri, cerimonie antiche e i monti piu alti del pianeta (Everest, Lothse, Nuptze, Makalu). Se cercate i paesaggi desertici del plateau tibetano, visitate le regioni del Mustang e del Dolpa (una volta del Tibet), oggi un regno proibito da poco aperto al turismo. B) in India: da luglio a Settembre, quando le nevi degli alti passi si sciolgono, avrete accesso al “piccolo Tibet”. Le regioni del Ladak e dell’Himachal Pradesh con la meravigliosa Spiti Valley proprio al confine con il Tibet.

2) Fare Passaparola: visto che il governo cinese fa di tutto per oscurare questa situazione, noi possiamo fare di tutto per renderla nota. Potreste iniziare a raccontare questa storia ad amici e conoscenti, no?

3) Aiutando la comunità di rifugiati Tibetani: il governo cinese proibisce ai bambini tibetani residenti in Tibet un educazione tibetana. Questo vuol dire convertire le future generazioni di tibetani in cinesi, bye bye Tibet. Dopo la fuga, la prima cosa che fece il Dalai Lama per assicurare un futuro al Tibet fu assicurarsi che tutti i bambini tibetani in esilio avessero un educazione tibetana. Nascono i “villaggi dei bambini tibetani” il cui scopo è la cura ed educazione dei bambini tibetani in esilio. Oggi abbiamo visitato il centro di Mcleod Ganj, vicino Dharmsala. Si tratta di un vero e proprio campus in cui i bimbi imparano la cultura tibetana: la lingua, la musica, l’arte, la danza, la religione, gli usi e costumi, affinché l’identità di un popolo non scompaia. Molti dei bimbi del campus sono soli, le famiglie continuano a vivere in Tibet. Non avendo denaro sufficiente per partire tutti, spediscono qui il loro figlio perché almeno lui possa avere un futuro migliore, un’educazione tibetana, una vita libera. Questi campus sono istutuzioni no profit e vivono quindi di donazioni. Come aiutare i campus: a) diventare sponsor di un bambino assicurandogli istruzione, vitto e alloggio per 20/30 euro mese; b) inviando medicine o donazioni una tantum; c) parlando ad un amico del villaggio dei bimbi tibetani. Ecco il contatto: Tibetan Children’s Village Dharamsala Cantt. 176 216. India Tel: 91-1892-21348/ 21354 tcv@del6.vsnl.net.in

Ciascuno di noi dovrebbe proteggere la propria identità e rispettare quella degli altri. Dalla diversità nasce l’evoluzione, se diventiamo tutti uguali la specie si appiattisce e muore. Ma sembra che Darwin non ci abbia insegnato niente. Le società, le istituzioni, le religioni e le multinazionali ci vogliono tutti uguali “omologati”, globalizzati, cosi’ siamo più facili da soddisfare, da controllare. Temono il diverso, il nuovo, perché potrebbe mettere in discussione il loro stato di potere. Diamo voce alla nostra identità, non perdiamo l’unica fonte della nostra unicità, non vorrete mica essere delle persone comuni? La diversità, le unicità, le identità, sono patrimonio dell’umanità. Combattiamo e denunciamo chi vuole soffocare l’identità di una persona, di un popolo.

Pierluigi e Melissa

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