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Migliori per le donne ma anche più violenti: il paradosso nordico

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Migliori per le donne ma anche più violenti: il paradosso nordico

Di Gianluca Ricci

 

L’uguaglianza di genere è rispettata meglio che in qualsiasi altro luogo della Terra nei Paesi del nord Europa: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca.

Eppure sono gli stessi Paesi in cui si registra il maggior numero di violenze domestiche contro le donne.

Un paradosso? Di sicuro, tanto che dal punto di vista sociale il fenomeno viene definito con precisione “paradosso nordico”.

Il Global Gender Gap Report, che compara fra loro gli stati del pianeta sulla base di specifici criteri uguali per tutti, certifica che l’Islanda si trova al primo posto in classifica, la Norvegia al secondo, la Finlandia al terzo, la Svezia al quinto e la Danimarca al quattordicesimo (tanto per avere un parametro di riferimento, l’Italia si è piazzata all’ottantaduesimo posto).

Ma secondo Social Science & Medicine, il 32% delle danesi, il 30% delle finlandesi, il 28% delle svedesi e delle norvegesi e il 22% delle islandesi hanno subito violenza fra le mura di casa, a fronte di un tasso medio dell’Unione europea pari al 20%.

C’è stato chi ha provato a spiegare il fenomeno rifacendosi ad una cultura per certi versi ancora troppo maschilista, al punto che se è vero che è stata la Svezia per prima a rendere lo stupro coniugale un reato, la Finlandia vi si è adeguata solo nel 1994. Ma le tesi non convincono.

Piuttosto si pensa che vi sia una strettissima relazione fra il numero di episodi di violenza e l’abuso di alcol da parte soprattutto della componente maschile della popolazione: il consumo di bevande alcoliche raggiunge infatti nel nord Europa punte che nel sud non si registrano mai e un uomo annebbiato dai fumi dell’alcol è più istintivamente portato a non reprimere le sue pulsioni violente.

C’è invece chi sostiene che i numeri siano così elevati a causa della naturale tendenza delle donne nordiche a sentirsi più libere di parlare anche di questioni scabrose e dunque di denunciare episodi che magari al sud si tende a mantenere all’interno delle mura domestiche.

Essendo quella della Scandinavia una società generalmente più aperta e soprattutto più equa rispetto alle altre, le donne denunciano le aggressioni subite, che per questo non risulterebbero maggiori di numero, ma di denuncia. Inoltre va presa in considerazione la maggiore consapevolezza sociale posseduta dalle donne al nord, il che permette loro di conoscere maggiormente i loro diritti e di farli valere quando necessario.

Alcuni sociologi si sono spinti oltre, sostenendo che la violenza degli uomini sulle donne sarebbe uno strumento per vendicarsi della lenta, inesorabile perdita della supremazia di ruolo: se le donne raggiungono una maggiore indipendenza, gli uomini gliela farebbero pagare sfogando su di loro questa frustrazione a suon di botte.

Tutte spiegazioni che faticano a convincere, anche perché la società, soprattutto quella delle democrazie del nord Europa, si è evoluta nel corso degli ultimi anni e non dovrebbe risentire di relitti antropologici come quelli che vengono tirati in ballo per spiegare fenomeni che probabilmente non sono spiegabili.

Da ultimo ci si è messo anche chi ha provato a giustificare il tutto tirando in ballo il femminismo e le conquiste fatte dalle donne del nord nel campo dei diritti civili.

Tutte parole al vento, in attesa che l’uomo si rassegni a trattenere le sue pulsioni belluine, anche se vive a Stoccolma o a Copenaghen.

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