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Trasferirsi a vivere, lavorare e fare impresa in USA, ecco le cose da sapere

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Vivere e lavorare in America: le cose da sapere

Le parole “migrazione” e “Stati Uniti” per gli italiani dovrebbero significare qualcosa. È tanta la letteratura legata a quest’episodio della migrazione italiana dell’inizio del secolo scorso che narra le non poche umiliazioni e le sofferenze dei connazionali sfuggiti alla miseria più nera di una nazione che si “stava facendo”. Questi approdavano in un paese al di là dell’oceano, sconosciuto ai più. Noti sono i romanzi e i film che raccontano l’arrivo a Ellis Island di masse di disperati con la “selezione” dei più idonei che, non sempre, ricevevano il permesso di fermarsi e potevano così realizzare il loro sogno. La storia degli italiani in America è quella di una migrazione di successo – numerosissimi italo-americani figli e nipoti di migranti hanno potuto affermarsi a tutti i livelli della vita americana –, di delinquenza (chi non conosce il film IlPadrino?) e persino di fallimenti.

Oggi i sogni si sono evoluti, ma la voglia di partire verso questo immenso paese è ben ancorata nelle viscere di chi decide di migrare. Le cinquanta stelle dei cinquanta stati che costituiscono la Repubblica Federale degli Stati Uniti d’America si dipanano dall’Atlantico al Pacifico e si diluiscono in paesaggi grandiosi, in città iconiche e tutte diverse le une dalle altre: New York, Washington, Chicago, New Orleans, San Francisco, Los Angeles, etc. Ancora, università prestigiose, grandi multinazionali, la possibilità di riuscita in un paese che, tutto sommato ancora oggi, riesce ad apprezzare la preparazione, la professionalità e le capacità individuali. E poi l’arte, la storia, la cultura e lo sport, non sono pochi i motivi che possono indurre a tentare di giocare le proprie carte – soprattutto se preparate bene – nel paese più “cinematografico del mondo”, la cui moneta inoltre è il riferimento dei mercati finanziari mondiali e del commercio del petrolio.

I cinquanta Stati più il Distretto di Colombia che ospita Washington, la capitale, sono un concentrato di culture antiche – a partire dalla civiltà quasi scomparsa degli indiani d’America – e moderne, anzi, modernissime. Il Paese è organizzato in Repubblica Federale, il cui potere esecutivo, simboleggiato dalla Casa Bianca, è ben saldo nelle mani del presidente di turno. L’influenza degli Stati Uniti sul piano economico, politico e militare si estende al mondo intero e questo è noto a tutti. Ma è soprattutto la diversità e la vastità del suo territorio che nei secoli ha attirato e allo stesso tempo sconcertato i nuovi arrivati: l’Alaska con le cime più alte del paese (6.194 metri d’altezza), le montagne rocciose, le fertili pianure, le immense praterie, le coste dal clima quasi tropicale, i grandi laghi, le zone semi-desertiche e le metropoli, dove vivono lavorano, prosperano (e a volte soccombono) milioni di persone. Come non ricordare la New York dei tombini fumanti di Woody Allen, la più austera e verdissima Washington, New Orleans e il suo grande fiume e la meravigliosa cultura blues, Dallas con i suoi pozzi di petrolio, San Francisco e le sue ripide colline e anche Los Angeles dove il sogno di sfondare nel cinema di migliaia di persone a volte si realizzano ma più spesso s’infrange?

Negli Stati Uniti il 30% della popolazione vive nelle metropoli. A New York si concentrano circa 8 milioni di persone. Seguono poi per numero di abitanti Los Angeles, Chicago, Houston, Phoenix, Philadelphia, San Antonio e Dallas.

Vademecum per l’espatrio negli USA

Oggigiorno, non è così semplice recarsi negli Stati Uniti neanche per fare del semplice turismo. Quello che conta è come sempre informarsi bene e il primo indirizzo utile è l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia (http://italy.usembassy.gov/). Tra le cose da sapere, in primis, è che per recarsi anche solo per svago negli Stati Uniti è richiesto il passaporto elettronico con il chip. Per cui, se avete intenzione di recarvi negli States anche solo per turismo, effettuate quanto prima il cambiamento. Inoltre, la validità, come sempre, dovrà essere pari a sei mesi dopo la data del rientro. Gli italiani, come i cittadini provenienti da altri 35 paesi, non hanno bisogno di visto turistico e possono aderire al programma “Viaggio senza Visto” (Visa Waiver Program) ma devono fare una domanda elettronica di autorizzazione al viaggio ESTA (Electronic System fot Travel Authorization) almeno 72 ore prima della partenza e sempre attraverso il sito dell’Ambasciata. Questa richiesta si paga (circa 10 € – verificate però sempre il cambio dollaro euro) e una volta ottenuta, l’autorizzazione è valida per due anni (ma ogni volta che si conti di usarla andrà attualizzata con i dati sul volo). Con questo semplice procedimento si può restare nel paese per un massimo di 90 giorni. Si tratta di un visto turistico e non abilita a lavorare nel paese: www.esta.us.

Visto lavorativo per gli USA

Al contrario, per lavorare negli USA occorrono i visti e qui la faccenda si complica. Ve lo diciamo subito, non è facile districarsi tra i numerosi tipi di visti richiesti per svolgere la propri attività lavorativa negli Stati Uniti. In questa sessione proviamo però a darvi qualche dritta. Per poter lavorare negli stati Uniti bisogna essere “sponsorizzati” da un’azienda e questo passa per diverse opzioni di cui vi parliamo in modo più approfondito nel capitolo seguente. I diversi tipi di visto sono elencati per categorie professionali sul sito dell’Ambasciata (http://italian.italy.usembassy.gov/visti.html). I più diffusi sono quelli di tipo “H”, “L”, “Q” per lavoratori temporanei ed “E” per chi crea impresa.

C’è poi la famosa “green card” (carta verde), protagonista di tanti film. Ricordate il famoso titolo con protagonisti Gérard Depardieu e Andy Mac Dowell? Ebbene è proprio vero che un metodo molto facile per ottenerla è sposarsi con un autoctono/a. Ma, siccome si suppone che si preferisca sposarsi per amore, i modi per ottenere la sospirata carta di residenza permanente, e quindi poter lavorare in modo regolare negli Stati Uniti senza bisogno di visti, ci sono, ma non sono né facili né immediati. Bisogna, prima di tutto, avere un lavoro e uno sponsor (l’azienda che ha deciso di assumervi) e farne richiesta all’ufficio immigrazione americano U.S.C.I.S. (www.uscis.gov/portal/site/uscis), che attribuirà un numero al richiedente (questo può prendere molto tempo in funzione delle quote nazionali stabilite di anno in anno). Con il numero ottenuto, e dopo aver passato una visita medica, tra cui il test sull’AIDS, dovrete dimostrare di non avere antecedenti penali né personali, né famigliari e vi verranno poi prese le impronte delle impronte, solo così potrete ottenere la carta verde, ma non subito! Questa procedura può prendere fino a cinque anni. L’unica cosa da fare? Armarsi di pazienza e coraggio oppure, giocare al lotto! Non è uno scherzo, se si è baciati dalla dea bendata, si può vincere una delle carte verdi (50.000) messe in palio ogni anno dalla lotteria indetta dal Governo. Per partecipare, basta andare sul sito www.usagreencardlottery.org e seguire le istruzioni! Naturalmente, oltre a tutto ciò, la prima cosa da sapere, imprescindibilmente, è la lingua del paese. L’inglese è la lingua ufficiale di fatto ma sono molte le lingue che si parlano nel paese, tra cui l’italiano (New York, New Jersey, Connecticut, Rhode Island, Vermont, Pennsylvania), il francese, lo spagnolo e persino il creolo.

Sistema sanitario e assistenza medica negli USA

Punti dolenti di questo paese sono l’istruzione universitaria e la sanità. La prima è carissima, ma a disposizione degli studenti vi sono molte borse di studio, prestiti agevolati e lavori che permettono di pagarsi quasi completamente gli studi. La seconda è la croce del presidente in carica, Barak Obama, che ha cercato – fino ad oggi ma senza troppo successo – di renderla disponibile ai più con la sua riforma del 2009. Senza entrare in una polemica che divide gli americani stessi, la sanità al momento resta cara, per cui pagarsi un’assicurazione privata è praticamente obbligatorio per tutti (con l’eccezione degli indigenti, gli anziani over 65 e i disabili). Ancora prima d’intraprende qualsiasi tipo di azione burocratica vi occorrerà il Numero di Sicurezza Sociale (SSN), da domandarsi presso: www.socialsecurity.gov. Il costo medio dell’assicurazione privata, in ogni caso, può arrivare a toccare i 3.000 – 4.000 € all’anno per persona. Questo diventa un problema quando non si lavora, mentre quando il lavoro c’è, una buona parte di questo costo è sostenuto dal datore di lavoro (ma restano esclusivi i lavoratori non qualificati). Insomma, con un po’ di fortuna potrete permettervi di curarvi l’influenza senza andare in rovina.

Aprire un conto in una banca degli USA

L’apertura di un conto in banca negli Stati Uniti segue un percorso canonico. Il valore attuale del dollaro americano rispetto all’euro è pari a 1€=1,38 (2014) e, per aprire un conto in una banca degli Stati Uniti, occorrono il documento d’identità, un giustificativo di domicilio, i dati del datore di lavoro, il numero della tessera sanitaria e un paio di referenti statunitensi. Tenete presente che i vostri trascorsi finanziari verranno studiati a dovere dall’istituto bancario prescelto e, a seconda delle garanzie fornite e dal vostro salario, avrete diritto a un plafond più o meno alto di spesa della vostra carta di credito. Questo “storico” si può seguire online: www.equifax.com/home/en_us. Per ulteriori informazioni meglio farsi un giro delle principali banche (e anche le filiali delle banche italiane) e/o online, ad esempio: www.us.hsbc.com e www.bankofamerica.com.

Lavorare, fare impresa, trovare alloggio e comprare casa negli Stati Uniti

In questo paese le agenzie immobiliari, gli agenti professionisti, gli annunci di acquisti/affitto fioriscono. Con l’esplosione della bolla immobiliare che ha scosso gli Stati Uniti a partire dal 2007, poi, i prezzi sono calati e le opportunità sono duplicate. I prezzi dell’affitto sono molti simili a quelli europei e nelle megalopoli, ad esempio New York, nettamente più cari. Le cose cambiano se si vuole acquistare. Sempre alla luce della recente crisi immobiliare è probabilmente ora il momento di comprare negli Stati Uniti, essendosi i prezzi abbassati notevolmente e trovando sul mercato un’offerta discreta. Su Internet, i siti di ricerca sono molto completi e affidabili. Potete iniziare da qui per farvi un’idea. Basta digitare la parola chiave sul motore di ricerca: “real estate Usa” (o mettendo il nome della città) e vi farete un’idea dei prezzi (degli affitti) che, nella media, vanno dai 600 sino ai 1500 euro al mese. Mentre, il prezzo al metro quadro è di circa 1000 euro o più, a seconda di dove si trova la casa o appartamento. Uno dei portali più famosi degli Stati Uniti è www.longandfoster.com. Inserendo il codice della zona dove si trova il bene su www.zillow.com, potrete reperire il valore di mercato, sempre utile quando si deve fare un’offerta e si è pronti a una contrattazione. Ci sono poi streeteasy.com, dedicato a New York, con un’ottima divisione nei diversi borough e il sito tutto italiano http://vivaldirealestate.com (per New York e Miami). Informazioni dettagliate su come pagare le tasse sui beni immobiliari sono reperibili sul sito del governo: www.irs.gov.

All’alba di una profonda crisi economico-finanziaria, esplosa a partire dal 2007 proprio nel paese delle opportunità tout court, vale ancora la pena espatriare negli Stati Uniti? Parrebbe proprio di sì, ad ascoltare/leggere le storie di connazionali espatriati che si raccontano nei vari forum/blog messi in piedi per “fare rete”. Si direbbe che l’entusiasmo dei compatrioti sia generalmente condiviso. Secondo le voci che arrivano da New York, Los Angeles, Miami, le Hawaii, gli Stati Uniti restano un paese ambito che non riserva troppe delusioni, soprattutto se si ha una qualificazione professionale superiore e pur sempre un ottimo terreno per i ricercatori. Se ci si avventura in suolo “yankee” per cercare lavoro, bisogna, comunque, tenere presente che il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è, ancora oggi, di oltre il 9% e che può essere più difficile trovare uno “sponsor”, ovvero una società che sia disposta ad assumere e intraprendere l’iter per la richiesta dei visti necessari.

Se si ha un piccolo gruzzolo messo da parte, comunque, si può sempre partire da uno stage (non pagato o pagato pochissimo), il cosiddetto “internship”, ve ne sono a migliaia e in società d’ottimo livelli. Questo può essere un buon trampolino di lancio per farsi conoscere, dimostrare quanto si vale e, se tutto va bene, vedersi arrivare una proposta d’assunzione. Come già detto, il mercato del lavoro negli Stati Uniti resta abbastanza aperto, soprattutto per chi possiede una competenza specifica e buone idee. I settori a forte potenziale sono: informatica, nuove tecnologie, ingegneria, gastronomia. Chi non è altamente qualificato, e/o non ha la padronanza della lingua, invece, potrebbe avere dei problemi a farsi assumere. Il salario medio viaggia sui 3 – 10€ l’ora (per camerieri e commessi) e i ritmi lavorativi piuttosto duri per gli standard europei: si lavora spesso il week-end per una settimana lavorativa media di 40 ore e due settimane in media all’anno di ferie pagate. I neolaureati possono aspirare dai 20.000 ai 30.000 € l’anno. Molte informazioni relative al mercato del lavoro si trovano sul sito governativo: www.bls.gov. Per la ricerca spulciate gli annunci sui giornali o nei media online, rivolgetevi alle società di interim, contattate direttamente l’azienda per la quale intendete lavorare avendo ben chiaro perché dovrebbero assumere proprio voi. E comunque lanciatevi! Negli Stati Uniti l’intraprendenza, nella maggior parte dei casi, premia. Anche la Camera di Commercio italiana (con sede a New York) può essere una buona stampella, tanto per iniziare a fare i primi passi nella realtà lavorativa. Tra i classici siti di ricerca: www.elitestaffinginc.com, www.manpower.us/en e www.monster.com. Il sito del governo può fornire informazioni utili: www.doleta.gov/Programs.

Se l’ispirazione è quella di mettersi in proprio, dandosi all’avventura imprenditoriale, vi meriterete il titolo di “investitori” e avrete diritto al visto apposito. Creare lavoro, nella realtà economica attuale, spalanca molte porte, ma anche in questo ambito le regole sono ben chiare e dovranno essere rispettate. Innanzitutto, soltanto i fuoriusciti dei paesi che hanno stretto un accordo con gli Stati Uniti hanno diritto a “fare impresa”. La lista si trova nel sito dell’Ambasciata degli Stati Uniti e l’Italia è tra questi. Per i requisiti necessari, la cifra minima d’investimento e le statistiche relative al mercato del lavoro le prime istituzioni a cui rivolgersi saranno l’Ambasciata, l’Istituto per il Commercio Estero (www.ice.it) e la Camera di Commercio sul posto. Dopo di ché, partire e tastare direttamente il terreno diventa indispensabile. Per il complesso sistema di tassazione (esistono tasse a livello nazionale e federale e variano da Stato a Stato), sarà bene rivolgersi al sito del governo: www.taxamerican.com.

Costo della vita negli Stati Uniti

Il costo della vita negli Stati Uniti varia da regione a regione e da città a città. I centri cosmopoliti principali – indipendentemente dalla posizione geografica – come New York , San Francisco e Los Angeles sono i posti più costosi per vivere perché il costo della vita in una grande città può arrivare ad essere persino costoso per il 50% in più rispetto a quello della media nazionale. Per compensare, i salari sono in aumento e sono aumentati negli ultimi anni, specialmente nelle città, ma spesso non sono comunque proporzionati al costo della vita cittadina. In media, le spese sono minori che in alcuni paesi dell’Europa occidentale ma, tuttavia, alcune spese sono maggiori. Però, la benzina è molto più conveniente che in Europa ma viene consumata anche in maggior misura, inoltre, il riscaldamento e la climatizzazione sono anch’essi ampiamente utilizzati e possono diventare anche abbastanza costosi. In media, un pasto a metà prezzo per due sarà di circa 50 dollari americani, un auto costa intorno ai 10.000 dollari americani e una lattina di coca cola 1 solo dollaro americano. Lo stipendio medio si aggira però intorno ai 2.200 euro al mese e le utenze mensili, comprensive di Internet, si aggirano intorno ai 150 euro.

Vivere da pensionati negli Stati Uniti

Non esiste un visto particolare per “pensionati” che desiderino trascorre tutta o buona parte della loro vita di meritato riposo in panciolle e magari sotto il sole battente della Florida. Le procedure sono o la richiesta per un visto di residenza permanente (può prendere anni) o decidere di passare un tempo determinato (ad esempio l’inverno) negli USA. Il “tempo massimo” concesso è di sei mesi di fila nell’arco di un anno e il tipo di visto è il turistico “B”. Certo, c’è sempre da prendere in considerazione che il sistema sanitario è molto caro (tra i più cari al mondo) e che per qualsiasi tipi di intervento d’emergenza il conto può risultare salatissimo. Quindi, bisognerà premunirsi e acquistare un’assicurazione sanitaria privata. Per il delicato tema delle tasse, tra Stati Uniti e Italia vige il trattato della non doppia imposizione. In generale vale la regola secondo la quale se la pensione è percepita in Italia e si è residenti all’estero la tassazione avverrà soltanto in Italia. Per essere certi di “non sgarrare”, è sempre bene informarsi presso l’Agenzia delle Entrate e il Patronato ACLI in America.

I siti/blog che parlano italiano

Sono tanti e vari i blog scritti e gestiti da italiani che vivono negli USA. Non potendo citarli tutti, ne abbiamo selezionati alcuni tra quelli che ci sembravano più interessanti e utili, ma siamo certi di averne tralasciati molti altrettanto ben fatti. Non resta che digitare la parola chiave giuste nel motore di ricerca e la rete degli italiani espatriati negli States, e desiderosi di condividere le loro esperienze, sarà a portata di un click. Roberto Mazzoni, si è ricostruito una “nuova vita” in Florida e sul sito www.voglioviverecosi.com redige una rubrica scritta molto bene e ricca di indicazioni pratiche per chi intenda seguire le sue orme. Sono giovani, spigliati, divertenti e aggiornatissimi su tutto quanto avvenga nella “Grande Mela” i curatori di www.inewyork.it: da consultare senza indugi se si cerca una bussola digitale quando si approda nel cuore palpitante dell’America. Il sito www.viverelavoraremiami.com offre molti spunti per chi cerca lavoro a Miami, mentre Vincenzo, di base a Philadelphia, ha improntato il suo sito tutto sulla sua città d’elezione. Lo consigliamo: www.vivereinusa.com.

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